Esiste uno spazio dilatato, sospeso tra cielo e terra, tra la realtà oggettiva e il proprio mondo soggettivo, da cui prende corpo uno spazio interstiziale, marginale, luogo di confine, delle differenze, delle mescolanze, dell’amalgama. Riflesso di un mondo reale e specchio dell’anima. Così sono quei luoghi attraversati da una fascia franca, tra città e paesaggio, tra cielo e terra, tra interno ed esterno, tra ambito pubblico e sfera privata, tra corpo e spirito, tra cellula e cellula, tra protone e neutrone, tra Dio e uomo. Uno spazio continuo che mette in relazione il tutto, senza tener conto delle differenze, energia vitale che lega tutte le cose, alimento e aura, spinta vitale, spazio relazionale dove fluisce il tempo, luogo di sintesi tra ciascuna forma vitale, nel tempo passato, presente e futuro. Posto tra realtà individuale e fantasia rivela l’oggetto e, al tempo stesso, la sua ombra e la gradazione modulata di quell’ombra, generata dalla luce attraverso le trasparenze o le opacità che danno forma e sostanza alle cose.
Il rapporto tra tempo e spazio può risultare alterato, non lineare, dove a una vista o prospettiva spaziale, unitaria, sintetica corrisponde un tempo dilatato legato all’attraversamento di quello stesso spazio che si espande e si distende con salite e discese, itinerari alternativi e possibili, asperità, curve, discontinuità, impedimenti, passaggi angusti e scale ripide. In un rapporto di differenza tra sé e l’altro, dove vede e si fa vedere, l’essere è in relazione con il suo esterno, con la forma visibile, con la sua struttura, in un continuo fluire e divenire nel tempo e nella storia che gli consente di non perire, di sfuggire ad una qualche definitezza per abbracciare il continuo movimento e la molteplice possibilità di mutamento dei punti di vista. Se la ricerca di una centralità del discorso, intesa secondo il pensiero classico, determina la perdita di attualità del linguaggio così come una fotografia, nel descrivere un attimo della nostra vita, subito dopo né riflette un momento del passato, non più vivo, viceversa, il linguaggio che trova il modo di muoversi e seguire le molteplici linee di sviluppo temporali e spaziali che alterano continuamente le prospettive del nostro discorso, si rende sempre attuale e rinnovato, rimettendo in gioco le relazioni ed i rapporti tra le varie parti, così come quando attraversiamo un paesaggio, palinsesto di segni nel tempo, dove le linee delle colline, le valli, le strade e gli orizzonti mutano incessantemente aspetto, mettendoci di fronte a panorami con interazioni e linee di sviluppo continuamente diverse. In contrapposizione ad un discorso strutturalista dove, nella totalità strutturale, tutto è solidale e circolare, un discorso che si fonda sulle differenze cerca di negare il concetto di strutturalita’ classica, con un costante spostamento del centro di gravità della struttura e la mancanza di diretta dipendenza da problemi di causalità.