Infinita grandezza, infinita terribilita’ della natura: il sentimento sublime della natura è l’inquietudine dell’infinito, il suo sentirsi sopraffatto e come minacciato da una natura, nella cui immensità, ricordando Leopardi, il finito quasi si spaura. L’uomo avverte e insieme domina la penuria del proprio esser tale, la propria insufficienza al cospetto di quell’infinito di cui si sente dileguare e insieme rapire al di sopra di sé. I paesaggi dipinti evocano il carattere proprio di un sentire romantico che nel pittoresco fonde la poetica del sublime con l’essenza del giardino neoclassico, la grazia dell’infinito che nel finito della natura appare come perfezione gioiosa del finito in quanto tale, contentezza di sé che non ha bisogno di nulla ma neppure ha nulla di troppo, nulla che sovrabbondi ed esuberi oltre la perfetta determinazione del finito.